Come investire quando i mercati crollano!
Il 30 settembre 2022 il mercato Azionario americano, S&P 500, ha toccato un nuovo minimo: -24,77%, che supera il minimo del -22,90% registrato a giugno.
Questo conferma che quello a cui abbiamo assistito quest'estate è il cosiddetto rimbalzo del gatto morto.
Questa fase di contrazione delle quotazioni ormai continua da diverso tempo, dall'inizio dell'anno, e manda in crisi gli investitori, che hanno una precisa percezione delle perdite. Secondo gli investitori, in uno scenario come questo, in cui il mercato è crollato, non ci sono alternative, se non quella di disinvestire.
Occorre approfondire proprio questo tema, cioè come un investitore deve affrontare questa attuale contesto di investimento che non è particolarmente roseo dall'inizio dell'anno e che potenzialmente non lo sarà per magari altri 6, 9, 12, 18 mesi.
Una serie di statistiche ci aiuteranno a decifrare meglio questo momento e a capire cosa fare con i nostri investimenti. La ragione per cui è particolarmente importante parlare di questi temi, adesso, è che le statistiche dimostrano che la maggior parte degli investitori che va nel panico in questo momento sono gli investitori più giovani, i Millennials. Infatti la percentuale di persone che ha venduto principalmente in questo periodo sono i Millennials. Molto più diligenti sono stati già i Gen X, cioè chi ha intorno ai 50-55 anni, i Gen Z che sono i ragazzi attorno ai 20-25 anni, e meno di tutti i Boomer.
L'obiettivo è quello di aiutare le persone a non commettere errori e convivere in un contesto di forte incertezza come quello che stiamo vivendo.
Innanzitutto non è detto che abbiamo sbagliato perché il mercato è in perdita, ma se lo abbiamo fatto, è perché non abbiamo approcciato i mercati nel modo giusto. Ciò vuol dire che magari non c'è una giusta pianificazione dietro o un'adeguata analisi del profilo di rischio, cioè quanto rischio possiamo prenderci.
Ma il fatto che siamo temporaneamente in perdita, non significa che ci sia qualcosa di sbagliato. I mercati sono volatili per definizione, proprio per questo dovremmo tenere una remunerazione dai nostri investimenti. La remunerazione la otteniamo in modo proporzionale, più o meno, in base al rischio che siamo disposti a prenderci. Tra cui il rischio di non sapere esattamente cosa succederà al nostro capitale nei prossimi 12, 24 e 36 mesi. Analizzeremo anche statistiche che confermano questa tesi.
Un’altra opportuna premessa da fare è quella che riguarda il possibile crollo del mercato. Non si tratta di essere pessimisti, ma di analizzare semplicemente la situazione. Vediamo un contesto all'investimento che evolve e che non è roseo come sei mesi fa. Questo non significa che dobbiamo vendere l'intero portafoglio o che quello che ci aspetta è una vera e propria apocalisse finanziaria. Non occorre necessariamente disinvestire e distruggere un progetto di investimento della durata di 20-30 anni. Dobbiamo solo essere consapevoli che potremmo avere di fronte a noi delle condizioni più difficili del passato. I portafogli si adeguano, si adattano al contesto di investimento. Ma è necessario saperlo.
E' come la navigazione. A cosa servono le notizie sul meteo? A sapere che domani o dopodomani potrebbe esserci una tempesta. Si navigherà comunque, però magari si può cambiare rotta e girare attorno alla tempesta. Questo è solo un esempio per capire che comunque dobbiamo investire e anche se vediamo delle minacce davanti a noi possiamo adattare la nostra strategia di investimento alla luce di questi possibili scenari futuri.
Abbiamo visto che la S&P 500 è crollata praticamente del 25% dall'inizio dell'anno. Che cosa è successo, a livello storico, in altre situazioni in cui c'è stato Una contrazione delle quotazioni del 25%?
Lo vediamo in questa tabella. Ogni riga rappresenta una contrazione della S&P 500 di almeno il 25%. e poi vediamo il rendimento che il mercato ha avuto nel successivo anno, nei successivi tre anni, cinque anni, dieci anni.
Quindi cosa succede dopo un crollo del 25%?
Ad un anno di distanza, la storia dei mercati riporta un solo scenario in cui si era ancora in territorio negativo dopo un anno dal primo crollo del 25%, ed è stato il 2007-2009. A 3 anni, 5 anni, 10 anni, 100% di scenari positivi. Ciò significa che, a livello storico, il mercato azionario americano dopo una contrazione del 25%, ha continuato a scendere, ma poi è rimbalzato in modo vigoroso e su orizzonti temporali di 3, 5 e 10 anni.
Il passato non è garanzia del futuro, ma ci aiuta a capire meglio che cosa potrebbe succedere. In 3, 5,10 anni il rendimento è sempre stato positivo.
Se cambiamo mercato e passiamo al Russell 2000, che sono le aziende a piccola capitalizzazione americana, lo scenario è molto simile: a tre anni dal raggiungimento del meno 25%, gli scenari sono tutti positivi. La situazione del Nasdaq è un po' diversa, perché la bolla tecnologica del 2000 lo ha fatto scoppiare e ci è voluto un decennio per sgonfiarlo. Ma il Nasdaq è una fetta molto piccola del mercato che ci espone ad aziende Growth, quindi con alti potenziali di crescita e che sono anche le prime che si gonfiano a livello di bolla speculativa. Quando scoppiano fanno un Superenalotto. Quindi anche per il Nasdaq, molti scenari passati confermano che oltre tre anni dal raggiungimento del -25%, il mercato ha sempre recuperato.
Qualcuno potrebbe dire che questa volta lo scenario è diverso. Stiamo assistendo al più veloce aumento dei tassi di interesse della storia del genere umano. Si iniziano a vedere crepe al sistema economico finanziario.
Insomma questa volta è davvero diverso? Nì.
Quando analizziamo una situazione come quella attuale, chiaramente siamo immersi dentro questa situazione e diamo per scontato tutto quello che è già successo e troviamo degli elementi che sono nuovi nella situazione che stiamo analizzando (quindi l'attuale contesto crollo dei mercati-recessione 2022). Ma non dobbiamo dimenticarci che anche nel 2008 era stato diverso. Cioè non c'era mai stato un crollo dell'immobiliare. Gli investitori dicevano che l'immobiliare non sarebbe crollato mai. Sì, non crolla mai finché non è crollato. Quindi ogni crollo dei mercati si porta dietro una specificità che lo rende potenzialmente diverso da qualunque scenario differente. Ogni scoppio di bolla, ogni crollo dei mercati avviene per ragioni diverse. Quindi sì questa volta è diverso ma non troppo, cioè sì le cause sono diverse ma non è detto che gli effetti debbano essere diversi.
Rimaniamo all'interno di uno scenario in cui aspettarsi un 50% di crollo delle quotazioni dell'azionario deve essere la normalità. Storicamente è successo. Siamo a -25 dall'inizio dell'anno e chi investe 100% in azioni deve sapere che potenzialmente può vedere un altro -5%. Ma magari teniamo anche un po' più di margine, perché se davvero questa volta è diverso potrebbe anche andare giù al 60%. Questo non possiamo saperlo, lo scopriremo a situazione risolta.
Il punto è che ovviamente ogni giorno dobbiamo prendere decisioni e quindi possiamo scegliere tra due scenari. Da un lato, scegliere se accettare o meno la volatilità dei mercati, quindi accettare di navigare i mercati consapevole che potrebbe andare ancora peggio. Ma storicamente a un anno, tre anni, cinque anni, dieci anni si ha sempre recuperato. Dall'altra, l'alternativa è vendere tutto e tenere il capitale liquido pronto per un ingresso futuro.
In questo momento siamo in una condizione in cui da un lato dobbiamo accettare appunto volatilità e incertezza. A nessuno fa piacere dover accettare l'incertezza, soprattutto a chi non ha competenze finanziarie. Dall'altra parte, abbiamo molte più certezze, abbiamo la certezza di avere i soldi sul conto corrente, abbiamo la certezza che questi diminuiscono dell'8% all'anno per via dell'inflazione. In un caso c’è la volatilità del mercato, ma il capitale non si è diluito, cioè non perdo quote dell’investimento, ma si riduce la valorizzazione delle quote. D'altro lato invece, la perdita è certa, l'inflazione non è recuperabile. Quindi alla fine si tratta di scegliere il male minore.
Il miglior approccio per un investitore è quello dell'accumulatore seriale, cioè ognuno di noi, soprattutto quando ha orizzonti temporali di 10, 20, 30 anni, deve ragionare come un accumulatore seriale. Dovremo accumulare in modo compulsivo i titoli e i nostri investimenti. Ovviamente adattando il portafoglio all'investimento più in linea con il nostro profilo di rischio relativamente all'attuale contesto di investimento. La logica dovrebbe essere questa: accumulare il più possibile consapevoli che però il valore di quello che abbiamo accumulato potrebbe non esprimersi nel breve periodo.
La vera domanda che ci dobbiamo porre è se vogliamo avere volatilità temporanea sul portafoglio che non diventa una vera perdita, perché se non vendiamo il portafoglio non è una perdita, è solo volatilità. O dall'altra parte avere una perdita certa sul portafoglio a causa dell'inflazione. Oggi l’opportunità di mantenere la liquidità è molto più alta rispetto a due anni fa, perché appunto l'inflazione sta toccando nuovi massimi. Se dall'altra parte decidi di tenere liquidità, che è comprensibile se si hanno obiettivi di breve periodo, quindi se abbiamo bisogno di capitale tra due, tre, cinque anni, la vera domanda che dovresti porti è: quando si verificheranno le condizioni per tornare al mercato? La domanda immediatamente dopo sarà: sarò in grado di capire quando si verificheranno le condizioni e avrò la lucidità di poter investire in quelle condizioni?
Il punto è che tutti vorremmo investire quando i mercati toccano un minimo, ma il minimo non viene toccato quando noi ce l'aspettiamo. In altre parole i mercati iniziano a rimbalzare quando le cose vanno ancora male. Questo Paper ci da' la prova di ciò, e ci avverte appunto di quanto gli investitori tendano a reagire in modo eccessivo quando si parla di recessione. Quello che si nota da questo articolo anche solo a livello grafico è che le colonne verticali in grigio chiaro sono le fasi recessive. Quello che notiamo è che il rimbalzo del mercato nella maggior parte dei casi avviene a recessione in corso. Quindi non quando leggiamo sui giornali "scampato pericolo, è tornata l'ora di investire!". No, non in quelle condizioni. Il mercato inizia a rimbalzare quando le notizie sono ancora negative. Questo grafico è stato ottenuto analizzando i dati della S&P 500 confrontandoli con i dati delle recessioni. Quello che emerge è appunto il fatto che i mercati rimbalzano molto prima che finisca la recessione. Inoltre, notiamo che le recessioni sono molto più corte rispetto a quanto è l'orizzonte temporale degli investitori. La durata delle ultime 7 recensioni è stata tra i 2 e i 18 mesi, quindi è un'incertezza con cui dobbiamo convivere e che non è infinita. L'ultimo spunto interessante è che non possiamo sapere quanto sarà lunga una recensione. Soprattutto, le dichiarazioni di recessione, da parte delle istituzioni come ad esempio il Ministero delle Finanze, sono backward looking, cioè guardano all'indietro.
Una recessione può finire prima che venga dichiarata la fine della recessione stessa. Ed è per questo motivo che i mercati di solito partono prima della fine delle recessioni. Questa è una grande sfida per gli economisti che devono riuscire a valutare il livello di crescita in tempo reale. E' la sfida che devono affrontare tutti i giorni gli investitori sui mercati, in realtà gli speculatori sui mercati. L'investitore aggiusta il portafoglio, ma non vende tutto quando le cose vanno male. Ma chi specula, chi rimane profondamente liquido, in contesti di questo tipo, deve trovare il momento giusto per rientrare. Il problema è che il momento giusto è molto difficile da identificare. Deve essere valutato in tempo reale. Magari il mercato è già rimbalzato 3, 4 mesi fa e ci siamo persi la parte più vigorosa del rimbalzo che è quella iniziale in cui inanelli il 10% di crescita al mese e hai recuperato metà del crollo.
Le aspettative relative al futuro cambiano. Si iniziano a vedere dei segnali di ripartenza. I capitali, anche detti Smart Money, cioè chi ne sa di investimenti, entra immediatamente a mercato. I Dumb Money, cioè la maggior parte del popolo che non ha strumenti per fare analisi molto dettagliate, arriva sei mesi dopo quando i prezzi sono già risaliti. In altre parole, i Dumb Money, i soldi stupidi, vendono quando il mercato va giù e comprano quando il mercato va su. Vendere basso e comprare alto non è il modo migliore per fare soldi. Ciò diventa chiaro immediatamente quando capiamo quanto è difficile riuscire a beccare esattamente il momento di minimo e non dobbiamo trovarci in questa situazione.
L'impatto che volatilità di questo tipo ha sul nostro portafoglio dipende non tanto dai mercati in sé ma dalla strategia che abbiamo noi di navigare i mercati, dalla pianificazione che facciamo delle nostre finanze per raggiungere gli obiettivi finanziari che vogliamo raggiungere, utilizzando i mercati.
I mercati sono uno strumento, non sono il fine. I mercati ci permettono di remunerare il nostro capitale per farlo crescere e per permetterci di raggiungere i nostri obiettivi finanziari.
Ma se andiamo in crisi per i nostri investimenti è perché non abbiamo la giusta pianificazione finanziaria e non conosciamo particolarmente bene questo strumento che stiamo utilizzando.
In questo momento i mercati finanziari vanno male e molti pensano che è l'ora di tornare sull'immobiliare. Si legge infatti che il mercato immobiliare è in crisi, ma meno in crisi dei mercati finanziari. Soprattutto gli immobili di qualità continuano ad essere molto ambiti sul mercato. I prezzi delle case crescono nonostante lo scenario geopolitico rialza i tassi, ma aumentano di più nelle fasce di qualità trasversalmente dal centro alla periferia.
Quindi l'immobiliare sarà davvero la nostra ancora di salvezza in questa situazione?