La crisi energetica tedesca
Il prodotto interno lordo della Germania, la principale economia a livello europeo, è di 4,223 miliardi di euro, mentre quello dell'area euro è di 14,500 miliardi di euro. Da questi dati è evidente che la Germania ha un'economia che pesa il doppio di quella italiana, il cui prodotto interno lordo è di 2,100, e rappresenta la principale potenza industriale ed economica. In questo momento, però, la Germania, come tutti i paesi europei, sta vivendo un aumento dell'energia molto vertiginoso: si parla di 700 euro per Megawattora.
E’ interessante notare come sia esploso anche il prezzo dei wood pellets, cioè i combustibili che servono per le stufe a legna. Questo ha fatto sì che, in Germania, i tedeschi andassero a cercare i "Brennholz" o i "firewood" su Google, facendo aumentare notevolmente nell'ultimo periodo le ricerche online e di conseguenza anche i prezzi. Si tratta di un dato incredibile che dimostra la paura nell’affrontare il prossimo autunno e inverno. Quello che rende veramente surreale questo momento che stiamo vivendo, è che questi combustibili sono prodotti proprio dalla Russia, e la comunità europea conta per l'80% delle loro esportazioni.
I tedeschi stanno già agendo preventivamente, iniziando a consumare meno energia sia a livello di elettricità che di gas. Per questo motivo, dall'inizio dell'anno si è già registrata una riduzione dell'utilizzo di gas del 15%. Allo stesso tempo, stanno lavorando tantissimo, come tutti gli stati europei, Italia inclusa, per creare delle scorte in modo da affrontare il prossimo inverno. Questa riduzione è in linea con le richieste di razionamento volontario discusse a luglio dalla Comunità Europea. aggravare ulteriormente la situazione tedesca c'è una politica energetica, intrapresa tempo fa, che le si sta rivoltando contro. L'obiettivo di questa politica era quello di spegnere le centrali nucleari e dipendere solo da fonti energetiche rinnovabili o da gas entro il 2030-2040. Quando questa decisione è stata presa, nessuno poteva immaginare il conflitto che ha poi avuto luogo tra Russia e Ucraina, ma sicuramente questa situazione ha messo la Germania in una condizione di forte ed eccessiva dipendenza dal gas russo. Sembrerebbe che tale decisione, cioè di spegnere le centrali nucleari, rimarrà nella storia come la scelta economicamente, politicamente e ambientalmente più sbagliata fatta dai tedeschi a partire dalla seconda guerra mondiale. Sicuramente, questa è stata una politica energetica che ha esposto la Germania a minacce e problemi molto gravi.
Una decisione peggiore è stata presa, però, dall’Italia, che, al contrario, non ha una politica energetica e continua a dipendere dall'energia fatta e prodotta all'estero comprandola delle centrali nucleari francesi. Durante i dibattiti elettorali, nessuno parla della politica energetica, ma solo di aiuti di breve periodo. E' importante invece che tali argomentazioni vengano discusse per avere una visione politica che superi l'autunno.
La situazione energetica è quindi particolarmente grave in Germania. Al momento si sta discutendo di ridurre l'IVA dal 19 al 7% sui costi del gas, ma questo incide in modo marginale sui costi delle bollette che nell'arco di un anno sono passate da 79€ al mese a 432€. Anche se si riducesse l'IVA, questo non andrebbe a compensare l'incredibile aumento che c'è stato sul costo della materia prima. Purtroppo in Germania assistiamo ad un altro problema, quello della siccità, che è generalizzata a livello europeo, ma che in Germania ha delle conseguenze particolarmente gravi.
Qui, infatti, ci sono fiumi navigabili molto grandi e il fatto che adesso il livello dell'acqua del Reno sia ai minimi storici, ha un grosso impatto su due elementi. Per prima cosa, se il livello dell'acqua nei fiumi è basso ci sarà un impatto negativo sul trasporto delle merci che quindi dovrà prendere vie traverse, magari passando al trasporto su gomma. Di conseguenza, il costo dei trasporti aumenta e questo avrà un forte impatto sull'inflazione. In secondo luogo, l'acqua dei fiumi serve a raffreddare le centrali nucleari e, se c'è poca acqua, la centrale non potrà avere a disposizione l'energia necessaria per produrre e, di conseguenza, produrrà meno. Tutto ciò comporta un ulteriore aumento dei prezzi dell'energia.
Per quanto riguarda il Consumer Price Index of "german CPI", quindi l'aumento dei prezzi dei consumatori, si registra un'inflazione attorno al 9%. Quello che è sconvolgente, però, è l'indice PPI, cioè l'aumento dei prezzi dei produttori. Infatti il PPI, Producer Price Index, misura nel corso del tempo l'aumento dei prezzi delle materie prime, dell'energia e dei servizi che servono ai produttori per poter produrre il loro output, quindi i loro beni e servizi. Il punto è che il PPI tende solitamente ad essere anticipatorio, cioè i prezzi aumentano prima per le aziende che producono beni o erogano servizi, e in seguito tali aziende scaricano l'aumento dei costi, se il mercato riesce ad assorbire tale aumento, sui consumatori. Questo aumento verticale dell'inflazione misurata come PPI è sconvolgente. Da ciò è facile ipotizzare che l'inflazione può continuare ad aumentare e diventare potenzialmente a doppia cifra.
Il livello di produzione industriale della Germania è rimbalzato dopo il crollo del 2020, ma rimane sotto ai livelli del 2015. Questo perché, oltre ai problemi interni che sta avendo la Germania in questo momento, ci sono problemi associati alla principale economia verso cui la Germania esporta: la Cina. Il deterioramento dell'economia tedesca è evidente analizzando le vendite al netto dell'inflazione, quindi in termini reali, in inglese anche “deflated”. A partire dalla seconda metà del 2020, gli Stati Uniti hanno visto un incremento verticale dei consumi e delle vendite, invece in Germania, più o meno a metà del 2021, abbiamo visto una contrazione che poi è continuata per tutto il 2022.
In questo grafico, si nota come la Germania, rispetto all'Italia, negli ultimi trimestri, cioè a partire dalla seconda metà del 2021, abbiamo visto una crescita inferiore quasi ogni trimestre rispetto alla media dell'area euro. Il PMI, Purchasing Manager Index, è per la prima volta in territorio negativo attorno a 47. Questo conferma un rallentamento dell'economia. Le probabilità di recessione sono aumentate e ad oggi sono stimate al 57%, quindi sopra il 50% di probabilità, e questo pessimismo generalizzato si nota dalla percezione che hanno i consumatori della loro situazione finanziaria che ad oggi ha raggiunto livelli veramente minimi.
Se aumenta il costo delle materie prime, le persone non riescono più a consumare come volevano perché devono dirottare buona parte del loro reddito ai costi associati alle bollette. Anche il tasso di risparmio dei tedeschi si è ridotto drasticamente e questo elemento dovrà essere monitorato nel futuro perché da questo dipendono i consumi e di conseguenza anche i fatturati e gli utili delle aziende.
Questa situazione ha a un lato negativo e uno positivo
Il lato positivo è, a questo punto, che il prezzo del gas, dopo aver toccato un picco, sembra essere tornato a valori più ragionevoli e sembra abbia smesso di continuare a salire. Ciò dipende dal fatto che negli ultimi mesi c'è stata una fortissima richiesta di gas in una condizione di contrazione dell'offerta a causa delle sanzioni. Questa forte richiesta dipende dal fatto che gli stati hanno preparato le scorte per l'inverno e molti di essi sono arrivati a target, cioè hanno riempito i loro depositi in preparazione all'inverno a possibili scenari negativi che potrebbero presentarsi. Come ad esempio la fine completa della fornitura di gas dalla Russia, cioè la chiusura completa dei rubinetti e non un'uscita ordinata e in qualche modo pianificata dalla fornitura di gas russo. Quindi quello che emerge è che, a livello europeo, adesso i serbatoi e i magazzini di gas sono pieni perché tutti gli stati sono corsi ai ripari nel secondo e terzo trimestre dell'anno. Di conseguenza, adesso c'è una domanda leggermente inferiore perché molti stati hanno già accumulato sufficienti scorte per l'inverno e i prezzi stanno leggermente correggendo.
Il lato negativo è che Ben van Beurden, il CEO della compagnia petrolifera Shell, afferma che potrebbero essere necessari diversi inverni prima di riuscire a trovare una soluzione a questa crisi energetica. E' quindi ragionevole aspettarsi una riduzione dei prezzi dai picchi che abbiamo visto del nelle ultime settimane. Ma è difficile pensare che uno scollegarsi dalla dipendenza del gas russo, se questa è la politica che la comunità europea vorrà continuare a portare avanti, farà rientrare nell'arco di 2-3 mesi una crisi energetica che potenzialmente potrebbe durare anni.
Siamo in un territorio inesplorato, in cui l'evoluzione dell'economia e le prospettive economiche sono dipese prima da un'emergenza sanitaria e adesso da un'emergenza energetica.
Ma quale impatto ha l’attuale stato di salute dell'economia sulla finanza e gli investimenti personali?
L'obiettivo è quello di farsi trovare pronti a quelle che sono le sfide che dovremo affrontare e dalle quali usciremo, come già successo in passato nella storia del genere umano. Occorre sicuramente concentrarsi su ciò che possiamo controllare, come la professionalità, l'appetibilità sul mercato del lavoro, il tasso di risparmio, il rischio che si è disposti ad assumere quando si investe, il modo in cui si investe. Ma soprattutto, non far sì che informazioni non particolarmente ottimistiche, anche se purtroppo realistiche, stravolgono il piano di gestione delle finanze. Bisogna creare una propria economia il più possibile indipendente dall'economia italiana o Europea, cosa che sicuramente per alcune persone risulta più difficile mentre per altre è molto più fattibile.