L'ECONOMIA RALLENTA: E ORA?

Inciamperemo nel fenomeno della stagflazione o questo potrebbe essere solo un falso allarme?



Come sta andando il mercato?

L’Italia nel primo trimestre dell'anno ha registrato un calo del prodotto interno lordo dell’1,4% e questo ha un po' sorpreso gli analisti che si aspettavano invece una crescita dell'1%.

Quindi non solo non c'è stata crescita ma è stato addirittura registrato un calo dell’1,4% che non è stato particolarmente apprezzato dai mercati finanziari che hanno chiuso venerdì scorso con un meno 3,5% per l’S&P 500.

I mercati non hanno reagito bene a questa notizia, anche perché in questo momento sui mercati ci sono diversi venti sfavorevoli, come per esempio il rischio inflazione, il rischio rallentamento dell'economia, e il conflitto Russia-Ucraina.

Il risultato è che questa tensione si è scaricata in un deprezzamento dell'indice dell'intero mercato. Dall'inizio dell'anno siamo a meno 13% per l’S&P 500.

Il 2022 è iniziato in modo completamente diverso lasciando tutto il buono al 2021, ma nonostante le brutte notizie per l’S&P 500 non siamo ancora in territorio “bear market”, ovvero in territorio di mercato orso ribassista.

Altri indici invece come il Nasdaq sono molto vicini a un bear market. Bisogna sempre però ricordarsi che i mercati non sono l'economia e che in certi momenti i mercati possono reagire negativamente a certe notizie come per esempio all'aumento dei tassi di interesse e quindi essere particolarmente pessimisti.

Cambiando però alcune variabili i mercati finanziari potrebbero tornare ottimisti anticipando scenari futuri che magari a livello economico non si sono ancora verificati. In questo momento dunque economia e mercati finanziari sono sincronizzati nell'andare “male” ma domani potrebbero essere di nuovo decorrelati cioè uno fare una cosa e l’altro farne un'altra, come è successo in passato per esempio negli Stati Uniti.

In Italia purtroppo la situazione non è migliore infatti il Pil nel primo trimestre scivola in negativo arrivando a meno 0,2% e l'inflazione sale al 6,2%. Il rallentamento dell'economia è però un problema comune non solo tra Stati Uniti e Italia ma anche a livello europeo e in Cina. Infatti in un articolo del New York Times si afferma che la crescita dell'Europa nei primi tre mesi dell'anno è stata debole, ma lo è stata anche la crescita degli Stati Uniti e Cina che faticano a mantenere il momento.

Quali sono le ragioni di questo calo?

Le ragioni sono quelle già evidenziate, ovvero l’aumento dei prezzi, i problemi della guerra tra Russia e Ucraina, e i problemi dell'approvvigionamento a livello di supply chain. L'economia della comunità europea è cresciuta in media dello 0,2% nel primo trimestre facendo leggermente meglio dell'Italia. Il messaggio che emerge, afferma Neil Shearing (chef group economist at Capital Economics), è che le prospettive di crescita economica si sono deteriorate più velocemente e in modo più significativo di quanto gli analisti avessero previsto.

Anche la Cina non se la passa particolarmente bene perché riporta una crescita del 4,8% che per i suoi ritmi e livelli è una crescita piuttosto limitata. Questo proprio perché l'economia sta soffrendo problemi riguardanti il settore industriale e problemi legati alla pandemia, ci sono infatti ancora fenomeni di shutdown locali di interi quartieri e di intere città. Allo stesso tempo però notiamo che l'inflazione non sembra rallentare. A livello di media per quanto riguarda il 2022 siamo circa al 5-6%.

Suggerisco sempre di non focalizzarsi solo sul dato puntuale ma guardare sempre la media dell’anno perché è molto più significativa e realistica.

Negli anni scorsi l’inflazione è stata piuttosto bassa, o comunque meno che in altri paesi europei. Nel 2020 per esempio l’inflazione media è stata di meno 0,2%, nel 2019 dello 0,6%, nel 2018 dell’1,2%. La media negli ultimi dieci anni è stata quindi più o meno attorno all’1%.

Per questo motivo non facciamoci prendere dal panico se per un anno vediamo un'inflazione molto elevata, è qualcosa a cui non eravamo abituati e negli ultimi dieci anni abbiamo visto comunque un contesto d'investimento molto favorevole e quello che stiamo commentando adesso come un rallentamento dei mercati è conseguente un decennio in cui i mercati sono cresciuti con un paio di interruzioni, un paio di soste a partire da marzo 2009 da quando c'è stato il minimo dopo lo scoppio della bolla dei mutui subprime americana.

C'è il rischio di stagflazione?

Questi dati messi insieme sembrano rendere più probabile lo scenario stagflazione in cui si ha poca o nulla crescita economica ma allo stesso tempo si registra anche un’inflazione. Stagflazione è proprio l'unione di due parole stagnazione e inflazione. La stagnazione è quando non cresce l'economia. L'inflazione si ha invece quando c'è perdita di potere d'acquisto del nostro denaro.

Insieme portano alla stagflazione che rappresenta lo scenario peggiore per chi deve gestire l'economia proprio perché se si vuole contenere l'inflazione bisognerà aumentare i tassi di interesse e quindi raffreddare la domanda ma allo stesso tempo però se il denaro inizia a costare di più non possiamo aspettarci che l'economia cresca perché ci saranno sempre meno imprenditori che investono, meno imprese che reinvestono i propri utili e l'economia difficilmente crescerà.

La stagflazione è dunque uno scenario pericoloso e tutti ci auguriamo di non entrarci ma i segnali sembrano portarci verso quella direzione. Bisogna però sempre prestare attenzione perché questi sono soltanto dei segnali, non c'è alcuna certezza che tutto questo possa succedere.

Lo chief economist at Pantheon Macroeconomics affermò che questo è solo rumore.

In altre parole sostiene che questo sia un falso segnale e che torneremo a recuperare nei prossimi trimestri perché gli shock sistemici che si sono presentati a livello di catena di approvvigionamento, e a livello di materie prime potrebbero essere assorbiti, e compensati nei prossimi trimestri.

Allo stesso tempo dobbiamo capire che il contesto evolve continuamente, i mercati per esempio stanno già scontando 7 aumenti dei tassi di interesse a livello di Fed che hanno fatto sì che varie classi di investimento, azioni e obbligazioni, si siano riprezzate perché appunto se i tassi di interesse aumentano il prezzo di investimento cala.

Quindi i mercati stanno già scontando uno scenario possibilmente troppo pessimista a livello di tassi di interesse. Se l'economia è rallentata così tanto in questo trimestre perché mai dovrebbe essere raffreddata ulteriormente o così tanto come si stimava tre, quattro mesi fa da parte delle banche centrali? Magari gli aumenti dei tassi di interesse invece che essere 7 potrebbero essere solamente due.

Un banchiere centrale dunque potrebbe potenzialmente interrompere questa traiettoria di aumento dei tassi di interesse perché l'economia si è già raffreddata.

Cosa succede a livello di consumi?

Quello su cui bisogna porre l'attenzione in questo momento è che cosa succede a livello di consumi. Il sentiment degli investitori è particolarmente negativo, lo si vede da vari indicatori e da cosa sta succedendo nei mercati. Gli investitori sono particolarmente pessimisti in questo momento, ma che cosa succede a livello di consumi?

Le persone in questo momento nonostante l'inflazione, nonostante le difficoltà del momento, l'incertezza stanno continuando a consumare? Se la risposta è sì, allora questo potrebbe davvero essere un falso segnale e il primo trimestre potrebbe essere semplicemente un trimestre negativo che potrà essere recuperato nei prossimi tre trimestri di questo 2022.

Se invece vedessimo un rallentamento dei consumi tale scenario potrebbe potenzialmente diventare ancora più grave e portarci ad una recessione.

Bisogna ricordarsi però che non esiste un’unica tipologia di recessione. Esistono recessioni violente, come quella del 2008, e recessioni che magari nell'arco di un paio di trimestri vengono assorbite e si torna a crescere.

Cosa possiamo fare?

Capiamo dunque che la cosa più importante in questo momento è non farsi prendere dal panico, perché nonostante ci sia un deterioramento a livello economico è ancora presto per dire se si tratta di un fenomeno che ci accompagnerà per tutto il 2022.

Bisogna vedere altri segnali che confermino appunto un deterioramento a livello economico per almeno un altro trimestre.

Stesso discorso per i mercati finanziari, anche qui è importante capire che cosa succederà agli utili.

In questi giorni sono uscite tantissime trimestrali, cioè i report relativi agli utili delle aziende quotate sui mercati finanziari a livello mondo e quindi si sta iniziando a tirare delle conclusioni su quello che è successo a livello di utili. Se ci sono gli utili, quindi se le persone continuano a consumare, allora anche certe valutazioni dei mercati finanziari sono più sostenibili.

Un investitore deve dunque sì stare attento alle notizie, ma deve stare attento anche alla loro evoluzione e non farsi prendere dal panico al primo segnale negativo e vendere tutto.

I portafogli devono evolvere al mutare delle condizioni di investimento sia a livello economico che a livello finanziario.

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